Saturday, July 6, 2024

Sàff: Sanità Film Festival, l'intervista a due dei tre direttori artistici Vincenzo Pirozzi, Yulan Morra e Andrea De Rosa


Il team del Thr è stato presente alla prima edizione de il Sàff: Sanità film Festival. La redazione ha intervistato i direttori artistici della rassegna: l'attore e regista Vincenzo Pirozzi e il produttore Yulan Morra.


1. Come ci si sente a vedere Napoli così in festa per il cinema, in un rione che si sta impegnando per radicare la settima arte in uno dei luoghi più vivaci e aperti all’ arte della nostra città, quale è il Rione Sanità?

Yulan Morra, commenta cosi:
<<Per noi è una novità che diverte, una scommessa. La cosa che ci ha stupito di più è stata il networking: perché a Napoli non c'è un luogo di incontro per operatori del settore, giovani produttori e produttori già strutturati. Il bacino d'utenza quindi è stato molto grande.

Il festival ha 4 categorie in concorso: videoclip, cortometraggi, opere d'animazione, documentari, oltre alla proiezioni dei film fuori concorso, di produzione del Sud, che declinano Napoli e il tema portante del Festival: il senso di comunità.>>

2. Cos'è il Rione Sanità?

Vincenzo Pirozzi commenta cosi:

<<Il Rione Sanità è tutto è tanto. Perché è cambiato in meglio, ossia con un punto di vista diverso, cambiato in meglio per l'appunto. E questo è andato a nostro favore in fase progettuale e realizzativa del Sàff. Il Rione Sanità è sempre qualcosa di nuovo; è sempre in continua evoluzione. Siamo partiti da zero e siamo a un ottimo punto: siamo convinti che il Saff potrebbe essere una pietra miliare che si aggiunge alle altre già radicate in questo territorio, in questo quartiere.>>

3. Come è stato finanziato il progetto e da chi è stato sostenuto per l'organizzazione del progetto stesso?

Vincenzo commenta cosi:

<<L'idea parte dal 2013, vedendo il Festival di Willerupt in Francia dove sono andato a presentare mia opera prima “Sodoma, l’altra faccia di gomorra”. A quel Festival si respirava cinema in ogni angolo: Ovunque c'erano proiezioni di Film. Volevo portare quella stessa situazione in questo Rione, la Sanità. Dà lì, ne abbiamo parlato a tavolino, con Yulan e con Andrea De Rosa, che è l'altro direttore artistico del Festival.

Con Andrea e con Yulan stiamo già immaginando quali potrebbero essere le proiezioni della prossima edizione: in questo quartiere ci sono tante piccole viuzze ed è proprio in quelle che stiamo immaginando come potrebbero accadere tante cose. Per sfruttare bene tutti gli spazi del Rione un'altra idea sarebbe quella di rendere anche itinerante il Festival.

Il Festival è stato finanziato dal comune di Napoli, dalla Fondazione San Gennaro, in collaborazione con Apogeo. L'evento cade anche nel decennale della Fondazione che opera ormai sul Rione da anni, attraverso multeplici attività.>>

4. Il Sàff può essere una vetrina o un momento di comunità per giovani appassionati di cinema che sognano di fare questo mestiere?

Vincenzo commenta cosi:

<<Lo dico senza peccare di presunzione, ma il Saff sta già diventando un punto di riferimento per i giovani che vogliono fare questo mestiere. Speriamo lo diventi ancora di più in futuro. L'abbiamo vissuto pensando al feedback che abbiamo ricevuto per le masterclass, con Giffoni, anche qui da noi. C'è affluenza di giovani, che hanno manifestato così il loro amore verso il cinema, partecipando agli eventi del Festival.>>

5. Che effetto ti fa vedere tanta partecipazione da parte dei giovani?
Yulan commenta cosi:

<<Questo è un Festival per i giovani fatto dai giovani ed è una cosa importantissima. Abbiamo ricevuto approvazione da altri Festival che sono ormai un'istituzione e questo è un segnale forte. Può essere un punto di partenza. Speriamo di arrivare a fare altre cento edizioni de il Sàff.

Vincenzo commenta cosi:

<<Credo che il successo di questo Festival sia che dietro c'è il lavoro di tantissime persone che non si vedono, ma che appunto lavorano tanto per dare la vitalità che merita al successo. Non ci siamo solo noi direttori artistici, diciamo cosi. La nostra reazione nel vedere il Saff avere tanto successo è stata come quella alla vittoria dello scudetto del Napoli, per intenderci.>>

6. Che progetti avete, futuri? Personali e per il Festival

Vincenzo commenta cosi:

<<A livello personale devi sempre progettare la tua vita. Lavorativamente parlando è un periodo bello. Oltre al Sàff ho fatto, ho realizzato con la maxima film un documentario sulla vita del commediografo Eduardo De Filippo, una serie e un film in uscita. E' un momento bello pieno e spero continui ad esserlo.>>

Yulan commenta cosi:

<<Essendo una società di produzione, insieme anche ad Andrea de Rosa, il nostro sogno è quello di produrre film, al momento produciamo documentari, videoclip musicali, però abbiamo tanti progetti in cantiere.>>

Articolo di

Al Fenderico e Roberta Salvati


SàFF – Sanità Film Festival

The Hidden Review

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Thursday, July 4, 2024

Pompeii Theatrum Mundi: stasera debutta l'Edipo Re, venerdì e sabato in replica. Adattamento e regia di Andrea De Rosa, su traduzione di Fabrizio Sinisi





Alla rassegna Pompeii Theatrum Mundi in corso al Teatro Grande del sito archeologico, debutta stasera, giovedì 4, poi in replica venerdì 5 e sabato 6 luglio alle 21.00, l’acclamata messa in scena di EDIPO RE di Sofocle. Adattamento e regia di Andrea De Rosa, su traduzione di Fabrizio Sinisi.

Considerato uno dei testi teatrali più belli di tutti i tempi, Edipo re di Sofocle rappresenta il simbolo universale dell’eterno dissidio tra libertà e necessità, tra colpa e fato. Arrivato al potere grazie alla sua capacità di “far luce attraverso le parole”, abilità che gli aveva permesso di sconfiggere la Sfinge che tormentava la città di Tebe, Edipo è costretto, attraverso una convulsa indagine retrospettiva, a scoprire che il suo passato è una lunga sequenza di orrori e delitti, fino a riconoscere la drammatica verità delle ultime, desolate parole del Coro: “Non dite mai di un uomo che è felice, finché non sia arrivato il suo ultimo giorno”.

Lo spettacolo

In una città che non vediamo mai, un lamento arriva da lontano. È Tebe martoriata dalla peste. Un gruppo di persone non dorme da giorni. Come salvarsi? A chi rivolgersi per guarire la città che muore? Al centro della scena, al centro della città, al centro del teatro c’è lui, Edipo. Lui, che ha saputo illuminare l’enigma della Sfinge con la luce delle sue parole, si trova ora di fronte alla più difficile delle domande: chi ha ucciso Laio, il vecchio re di Tebe? La risposta che Edipo sta cercando è chiara fin dall’inizio, e tuona in due sole parole: “sei tu”. Ma Edipo non può ricevere una verità così grande, non la può vedere. Preferisce guardare da un’altra parte.

Sarà la voce di Apollo, il dio nascosto, il dio obliquo, a guidarlo attraverso un’inchiesta in cui l’inquirente si rivelerà essere il colpevole. Presto si capirà che il medico che avrebbe dovuto guarire la città è la malattia. Perché è lui, Edipo, l’assassino e quindi la causa del contagio. La luce della verità è il dono del dio. Ma anche la sua maledizione.

Il regista, Andrea De Rosa in questa nuova regia spiega di essere partito da un elemento fondante la storia de l' Edipo Re: la verità e, novità importante, di aver affidato a allo stesso attore il ruolo di Tiresia e di tutti i messaggeri, scegliendo di concentrarsi sulla figura del Dio Apollo: «Non si tratta solo di uno stratagemma registico, ma di mettere in scena un personaggio che, di volta in volta, rappresenti una manifestazione del dio Apollo, della sua voce oscura, dei suoi oracoli».

«Questo spettacolo – continua il regista – sarà per me un proseguimento del lavoro iniziato con Le Baccanti. Se in quello tutto ruotava intorno alla figura e alla voce di Dioniso, in questo il protagonista nascosto sarà Apollo. A queste divinità non dobbiamo smettere di prestare ascolto se è vero, come dice Platone, che “i più grandi doni vengono dati agli uomini dagli dèi attraverso la follia”. A quella follia è sicuramente legata la nascita, forse anche il destino, del teatro occidentale».

A proposito del lavoro sulla traduzione Fabrizio Sinisi nelle note al testo scrive: «Questa traduzione di Edipo re la considero, in un certo senso, un saggio su Apollo. Non solo perché Andrea De Rosa mi ha domandato di comporre appositamente un inserto originale che funzionasse come una sorta di preghiera, capace di evocare alcune fra le caratteristiche meno conosciute di questo dio spesso considerato solare e aggraziato – Apollo come essere capriccioso, vendicativo, infantile, ambiguo, competitivo, sanguinario. “Il dio con il coltello in mano”, come scrive Marcel Detienne.

Ma soprattutto perché l’oscura e indefinibile specificità di Apollo è sicuramente legata al rapporto col linguaggio. Profezie, nascondimenti, mediazioni, enigmi – insomma “le parole del dio”, un’espressione che ricorre spesso in questo spettacolo – fanno di Edipo re una vera e propria “tragedia del linguaggio”. È nel linguaggio che la verità, qualunque essa sia, “va in scena”, non tanto come lo sviluppo di un racconto quanto come lo svolgimento di un rito, di un mistero».

Daniele Spanò, che ha curato l'allestimento scenico dello spettacolo, nelle note sulle scene racconta un obbiettivo preposto su tutti: dare luce. «Quello realizzato è un allestimento spaziale dal carattere fortemente installativo che dichiara con crudezza la sua funzionalità: dare luce. Una selva di fari teatrali
disordinatamente distribuiti sul fondo, prendono forma e si organizzano avanzando nello spazio fino a descrivere un emiciclo al centro del palcoscenico; il tempio del dio Apollo. A delineare ulteriormente il tempio, una schiera di pannelli dorati capaci di catturare i raggi luminosi riportandoli allo spettatore. Una linea bianca, segno che prende forma dal gesto, è tracciata invece su sette pannelli trasparenti ad occludere la vista di coloro che non possono o non vogliono vedere la verità. La luce è dunque il vero protagonista di uno spazio scenico pensato per mettere in risalto le sue innumerevoli caratteristiche fisiche, drammaturgiche e simboliche».

Note sulle luci di Pasquale Mari

«Interrogare la luce del dio è rischioso. Riceverne in pieno viso il fascio può accecare. Edipo, una volta a Colono, esiliato e cieco, non smetterà per il resto dei suoi giorni di maledire il carro del Sole guidato da Apollo, che porta vita e conforto agli umani ma può anche annientarli. In questo adattamento il profeta anche lui cieco Tiresia si fa voce di Apollo fin a indentificarsi con un dio che forse ha guardato in viso una volta di troppo perdendo la vista. Nel nostro lavoro ci parla dal centro di un emiciclo di un luci rivolte verso Edipo e verso noi spettatori che viviamo e compatiamo fisicamente la sua condizione. Perla foresta di luci immaginata da Andrea De Rosa e Daniele Spanò per questo allestimento, ho scelto lampade PAR (parabolic aluminium reflector), incandescenti e analogiche, che stanno per scomparire ma che sono tutt'ora il migliore strumento ideato dall' uomo per simulare sulla scena i raggi del sole al tramonto».

Note sul suono di G.U.P. Alcaro

«La voce e la vocalità al centro del lavoro, una ritualità mantrica che evoca immagini sonore. Voce come strumento generativo che si fa materia in un deserto atonale fatto di ombre e sussurri. Incursioni acustiche che irrompono come squarci di luce».

La costumista Graziella Pepe, nelle note sui costumi svela di essere partita dal concetto di svelamento per la realizzazione degli stessi, che dunque traducono la sensazione che quel concetto provoca: «È la prima volta che affronto la tragedia di Edipo ed entrando sempre più in profondità nel racconto, ho iniziato a lavorare sentendo di dover tradurre una sensazione più che rappresentare dei singoli personaggi. Con Andrea abbiamo immaginato persone consumate dal dolore, che non dormono da giorni; quindi, con gli abiti regali che vanno perdendo splendore via via che la verità viene svelata. È stato proprio il concetto di svelamento a guidare il disegno dei costumi: c' è sempre una verità che si intravede ma che resta celata, scivola tra le pieghe delle camicie di seta e luccica tra i ricami preziosi.

Ho scelto tessuti trasparenti, leggeri e morbidi che avvolgessero e proteggessero segreti e verità.
Colori profondi ma cangianti, tonalità tra il blu e il verde nel cercare di raccontare questo stato d'animo, questo bilico tra sapere e credere di non sapere, di vite che si consumano nel fronteggiare un destino già segnato».

POMPEII THEATRUM MUNDI 2024 | settima edizione
un progetto
Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, Parco Archeologico di Pompei
Teatro Grande Parco Archeologico di Pompei
giovedì 4, venerdì 5, sabato 6 luglio | ore 21.00
EDIPO RE
di Sofocle
traduzione Fabrizio Sinisi
adattamento e regia Andrea De Rosa
con (in o.a.)
Francesca Cutolo (coro), Francesca Della Monica (coro)
Marco Foschi (Edipo), Roberto Latini (Tiresia)

Frédérique Loliée (Giocasta), Fabio Pasquini (Creonte)
scene Daniele Spanò
luci Pasquale Mari
suono G.U.P. Alcaro
costumi Graziella Pepe
(realizzati presso Laboratorio di Sartoria Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa)
assistente alla regia Paolo Costantini
allieva attrice Maria Trenta
una produzione
TPE – Teatro Piemonte Europa, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Nazionale di Genova
Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
Durata dello spettacolo 1h e 15’
Info: www. teatrodinapoli.it | biglietteria@ teatrodinapoli.it

ufficio stampa POMPEII THEATRUM MUNDI
Sergio Marra | responsabile
s.marra @teatrodinapoli.it
Valeria Prestisimone
v.prestisimone@ teatrodinapoli.it

(*) Dal servizio di Enrico Fiore
pubblicato il 16 marzo 2024 sul Corriere del Mezzogiorno

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